La seguente pubblicazione di SOS MEDITERRANEE vuole far luce sugli eventi che si sono verificati nel Mediterraneo centrale nelle ultime due settimane. «Sguardo sul Mediterraneo» non è inteso come un aggiornamento esaustivo, ma si propone di trattare le questioni relative alla ricerca e soccorso che si verificano nell’area in cui operiamo dal 2016, sulla base di rapporti di diverse ONG, organizzazioni internazionali e articoli dalla stampa internazionale.
Oltre 800 donne, bambini e uomini assistiti o soccorsi dalle organizzazioni civili mentre nel Mediterraneo si consuma una tragedia di dimensioni spaventose.
Il 19 giugno, le 261 persone soccorse dalla nave mercantile Aslihan e dalla nave di soccorso civile Louise Michel sono state trasferite a bordo della Sea Watch 4. Il 20 giugno, l’equipaggio della Sea Watch 4 ha soccorso 23 naufraghi da un’imbarcazione in difficoltà e successivamente ha preso a bordo altre 29 persone soccorse dalla barca a vela Nadir. Tra il 22 e il 27 giugno, in attesa dell’assegnazione di un porto di sbarco, 11 sopravvissuti hanno dovuto essere evacuati per ragioni mediche dalla Sea Watch 4. Durante l’ultima evacuazione , mentre la nave della guardia costiera italiana si stava avvicinando alla Sea Watch 4, diverse persone si sono buttate in mare sperando di poter finalmente raggiungere la terra ferma dopo un’attesa in mare di circa 10 giorni. I naufraghi che si erano tuffati sono stati tutti riportati a bordo. La sera del 27 luglio, alla Sea Watch 4 è stato assegnato Porto Empedocle come destinazione per i sopravvissuti a bordo. Le operazioni di sbarco si sono concluse il 28 giugno.
Il 23 giugno la barca a vela Nadir, della ONG ResQship, ha soccorso 19 persone in difficoltà nella regione maltese di ricerca e soccorso. L’ONG ha riferito che le persone sono rimaste alla deriva in mare per tre giorni prima di essere salvate. Il 26 giugno le autorità italiane hanno assegnato alla Nadir il porto di Lampedusa.
Il 24 giugno, la nave di soccorso Louise Michel ha effettuato un critico soccorso di 59 persone – alcuni naufraghi erano caduti in acqua – mentre la guardia costiera libica effettuava pericolose manovre attorno all’imbarcazione in difficoltà. Secondo la Louise Michel, la motovedetta libica è stata guidata nell’avvicinamento da un elicottero maltese. Il 27 giugno, i sopravvissuti sono sbarcati a Lampedusa.
Il 27 giugno i membri dell’equipaggio della nave della ONG Medici senza frontiere (MSF), la Geo Barents, , sono stati testimoni di una terribile tragedia. Sono riusciti a salvare 71 persone da morte certa, dopo aver trovato un gommone rovesciato e naufraghi in acqua, a 300 metri di distanza l’uno dall’altro. I soccorritori hanno rianimato un bambino di 4 mesi, ma 30 persone sono risultate disperse, tra di loro 5 donne e 8 bambini. Una donna incinta è morta sul ponte della Geo Barents. Dopo diverse evacuazioni mediche e cinque giorni di attesa, alla Geo Barents è stato finalmente assegnato il porto di Taranto per lo sbarco dei 65 superstiti rimasti a bordo, avvenuto il 2 luglio. La Geo Barents è ripartita verso l’area delle operazioni dopo lo sbarco a Taranto, e ha soccorso 315 persone in difficoltà in sei operazioni diverse nello stesso giorno, il 7 luglio. MSF ha riferito che tutti i soccorsi sono avvenuti nella regione di ricerca e soccorso maltese senza alcun coordinamento da parte delle autorità di Malta. L’8 luglio, un paziente affetto da ripetute crisi epilettiche ha dovuto essere evacuato in elicottero. L’11 luglio, cinque giorni dopo i sei salvataggi, le autorità italiane hanno assegnato nuovamente Taranto come porto di sbarco per i 314 superstiti rimasti a bordo. Lo sbarco è iniziato il 13 luglio.
Tra il 24 giugno e il 4 luglio, la Ocean Viking ha soccorso 306 persone in difficoltà in otto salvataggi effettuati nelle regioni di ricerca e soccorso libica e maltese. Il 5 luglio, le autorità italiane hanno assegnato il porto di Pozzallo per lo sbarco dei sopravvissuti. Le operazioni di sbarco si sono concluse il 7 luglio.
Donne, uomini e bambini continuano ad annegare nel Mediterraneo centrale
Oltre ai 30 morti segnalati da MSF il 27 giugno, continuano a verificarsi naufragi nel Mediterraneo centrale e le persone continuano a morire in mare. Il 1 luglio, Safa Msehli, portavoce dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), ha riferito che – secondo 60 sopravvissuti riportati in Libia lo stesso giorno – 22 persone sono morte dopo nove giorni alla deriva in mare. Il 4 luglio il quotidiano Libya Observer ha riferito che due bambini e un uomo sono morti dopo che la loro barca si è ribaltata al largo di Sabratha.
Secondo l’OIM, nel2022sono morte almeno 810 persone nel Mediterraneo centrale.
Un’altra tragedia è stata segnalata sulla terraferma il 24 giugno tra Mellilla, enclave spagnola in Marocco, e Nador, in Marocco. Secondo quanto riportato da diverse ONG, 37 persone che tentavano di attraversare il confine sono morte e centinaia sono rimaste ferite a causa dell’uso eccessivo della forza da parte delle autorità.
Nonostante i ripetuti naufragi, le ONG SAR continuano a essere prese di mira dalle autorità
Il 24 giugno, la ONG Sea Watch ha annunciato che la nave di soccorso Aurora, appartenente all’organizzazione no-profit britannica Search and Rescue Relief (SARR) e partner di Sea Watch, è stata sottoposta a fermo da parte delle autorità di Londra dopo la sua prima missione, a maggio.
Il 9 luglio, sempre Sea Watch ha informato che secondo il Parlamento tedesco
il divieto di volo imposto agli aerei di Sea Watch sulla regione libica di ricerca e soccorso non è legittimo, in quanto “lo spazio aereo in alto mare non è soggetto alla sovranità dello Stato”.
La Guardia costiera libica è stata molto attiva nelle ultime settimane: continuano i respingimenti e le diffuse violazioni dei diritti umani. Le motovedette sono state più volte presenti durante i soccorsi operati dalle navi civili.
Come già detto, una motovedetta libica ha effettuato manovre pericolose durante un salvataggio effettuato da Louise Michel il 24 giugno. Il 30 giugno, una motovedetta libica si è avvicinata ad alta velocità a un’imbarcazione in difficoltà mentre l’equipaggio della Ocean Viking stava effettuando il soccorso. Il 1 luglio, l’aereo Seabird di Sea Watch ha assistito a un’intercettazione illegale, da parte della guardia costiera libica, di 100 persone nella regione di ricerca e soccorso maltese. L’ONG ha pubblicato pochi giorni dopo un video che mostra l’intercettazione e il cattivo operato della guardia costiera libica.
Complessivamente, nelle ultime tre settimane, secondo l’OIM, un totale di 1.412 persone sono state intercettate e riportate forzatamente in Libia dalla guardia costiera libica: 480 dal 19 al 25 giugno; 633 nel periodo dal 26 giugno al 2 luglio; 299 nel periodo dal 3 al 9 luglio. In totale sono state rimpatriate 10.272 persone nel 2022.
Il 6 luglio, durante la 50^ sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, la Independent Fact-Finding Mission (FFM) in Libia ha riferito nuovamente di “diffuse e sistematiche violazioni dei diritti umani contro i migranti”. Ha inoltre ricordato che esistono “ragionevoli motivi” per “ritenere che in Libia vengano commessi crimini contro l’umanità nei confronti dei migranti”. Negli ultimi mesi, la FFM ha raccolto nuovi elementi che confermano le indagini precedenti, ma anche eventi che coinvolgono nuovi attori. L’ultimo punto ha evidenziato il fatto che “la persistente impunità perpetua i cicli di violenza e incoraggia nuovi soggetti a impegnarsi in tali attività”. La FFM ha anche sottolineato direttamente le responsabilità di Malta e dell’Italia in merito ai loro accordi di cooperazione con la Libia ed ha aggiunto che poco è stato fatto per riformare le pratiche e affrontare i crimini svelati nei rapporti precedenti. A causa delle difficoltà di accesso al territorio e degli ostacoli incontrati nel condurre correttamente la propria missione, la FFM ha chiesto un’ulteriore estensione del suo mandato.
Gli Stati europei approvano un meccanismo di ricollocazione dei sopravvissuti
Il 22 giugno diciotto Stati membri dell’Unione Europea e tre Stati associati a Schengen hanno confermato il loro coinvolgimento in un meccanismo di ricollocazione solidale delle persone soccorse nel Mediterraneo. Si tratta di un primo passo per affrontare l’urgente necessità di un meccanismo di sbarco sicuro e programmabile nel rispetto del diritto marittimo; la sua adozione era una condizione per l’accettazione da parte dei MED5 (Italia, Cipro, Grecia, Malta e Spagna) dei regolamenti sullo screening e sull’Eurodac proposti nel Patto su migrazione e asilo. Una delle opzioni offerte dall’accordo è quella di sostenere finanziariamente i Paesi terzi.
Al momento è troppo presto per sapere se questo accordo sarà efficace e come verrà attuato.
Picco di arrivi autonomi in Italia
Secondo Sea Watch, oltre 2.000 persone sono arrivate autonomamente a Lampedusa nella prima settimana di luglio. Secondo Matteo Villa, ricercatore senior dell’Istituto Italiano per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), sul totale delle persone arrivate in Italia attraverso il Mediterraneo centrale nel 2022, solo il 14% è stato soccorso da organizzazioni civili, mentre l’86% delle persone è arrivato autonomamente o è stato soccorso da altri attori.
Il nostro “Sguardo” resta sul Mediterraneo. Per garantire testimonianza di quel che avviene nel Mediterraneo Centrale e per onorare i morti e i dispersi. Continuiamo a osservare e a raccontare.