La seguente pubblicazione di SOS MEDITERRANEE vuole far luce sugli eventi che si sono verificati nel Mediterraneo centrale nelle ultime due settimane. «Sguardo sul Mediterraneo» non è inteso come un aggiornamento esaustivo, ma si propone di trattare le questioni relative alla ricerca e soccorso che si verificano nell’area in cui operiamo dal 2016, sulla base di rapporti di diverse ONG, organizzazioni internazionali e articoli dalla stampa internazionale.
Più di 1500 donne, bambini e uomini assistiti o soccorsi dalle organizzazioni civili
Il 25 maggio, le barche a vela Nadir (della ONG SAR ResQship) e Astral (di Open Arms) hanno assistito 110 persone che viaggiavano su una barca di legno sovraffollata. Secondo ResQship, le autorità europee hanno chiesto che i sopravvissuti fossero soccorsi dalla guardia costiera tunisina. L’avvicinamento della nave tunisina ha causato il panico tra i sopravvissuti: durante la notte, la barca di legno si è rovesciata e le persone sono cadute in mare. L’equipaggio dell’Astral ha recuperato i 110 sopravvissuti e li ha fatti sbarcare a Lampedusa il 26 maggio. Secondo Sergio Scandura di Radio Radicale, le autorità sarebbero state a conoscenza dell’incidente, avvenuto in acque territoriali tunisine, mentre un aereo di Frontex orbitava sopra l’imbarcazione in difficoltà, ma non sarebbero intervenute.
Il 30 maggio, la nuova nave dell’organizzazione SAR Relief, Aurora, ha condotto la sua prima operazione di soccorso. Ottantacinque persone, salvate durante la notte, sono sbarcate a Lampedusa il mattino successivo.
Tra il 2 e il 6 giugno, l’equipaggio della Sea-Watch 3 ha soccorso 356 persone in sei diversi salvataggi. Tre evacuazioni mediche dei sopravvissuti sono state condotte d’urgenza prima che alla nave venisse assegnato il porto di sbarco di Pozzallo, il 9 giugno. Lo sbarco dei 344 superstiti rimasti a bordo è durato tre giorni e si è concluso l’11 giugno.
Il 5 giugno, il rimorchiatore Mare Jonio della ONG Mediterranea Saving Humans ha soccorso 29 persone da un’imbarcazione in difficoltà, e la presenza di una motovedetta della Guardia costiera libica nelle vicinanze avrebbe reso più tese le operazioni. Il giorno dopo, la Mare Jonio, con il supporto della barca a vela Imara, ha soccorso 63 persone da una imbarcazione di legno sovraffollata. La Mare Jonio è stata autorizzata a sbarcare a Pozzallo l’8 giugno. Anche in questo caso, il processo di sbarco è durato tre giorni.
Il 13 giugno, la Sea-Eye 4 ha soccorso 63 persone da un gommone in difficoltà. Il 15 giugno, invece, l’equipaggio della nave ha salvato un totale di 416 persone in tre diverse operazioni di salvataggio. Una quinta operazione di salvataggio di 76 persone è stata condotta lo stesso giorno, di notte e in condizioni difficili. Il 17 giugno è stato necessario procedere all’evacuazione medica dalla nave di 4 sopravvissuti, tra cui una donna incinta di 8 mesi. Il giorno successivo, altri sette sopravvissuti sono stati evacuati a causa delle gravi condizioni di salute in cui versavano. Il 22 giugno, alla nave è stata finalmente assegnata Messina come destinazione di sbarco per i 483 sopravvissuti a bordo.
Il 14 giugno, la nave di soccorso Aita Mari, della ONG Salvamento Maritimo Humanitario (SMH), ha soccorso 11 persone da un barchino di legno. Il giorno successivo, l’equipaggio ha salvato 17 persone che si erano gettate in mare dopo essere state intercettate dalla guardia costiera libica, secondo SMH. Il 16 giugno, 40 persone sono state salvate in una terza operazione di soccorso. Il 16 giugno, un sopravvissuto è stato evacuato per ragioni mediche dalla Guardia costiera italiana.
Il 15 giugno, la barca a vela Nadir ha assistito circa 30 persone in difficoltà. La Guardia costiera italiana ha poi recuperato i sopravvissuti e li ha sbarcati a Lampedusa. Lo stesso giorno, la Nadir si è imbattuta in un altro caso di imbarcazione in pericolo nella regione SAR maltese, e ha prestato assistenza a 70 persone fino all’arrivo delle autorità italiane. Il 18 giugno, la Nadir ha assistito altre 45 persone con cibo, acqua e giubbotti di salvataggio fino all’arrivo dell’equipaggio dell’Aita Mari che ha proseguito il salvataggio. I 112 sopravvissuti a bordo dell’Aita Mari, hanno ricevuto l’autorizzazione a sbarcare ad Augusta nella serata del 22 giugno.
Il 17 giugno, la nave di soccorso Louise Michel ha condotto una prima operazione di salvataggio di 17 persone. Altre 96 persone sono state soccorse in una seconda operazione il 18 giugno, con il supporto della barca a vela Nadir. Lo stesso giorno, l’equipaggio della Louise Michel ha salvato altre 52 persone che erano alla deriva in mare da tre giorni.
Il 12 giugno, Sea Watch ha annunciato che i suoi aerei avrebbero ricominciato a sorvolare la regione maltese di ricerca e soccorso, per “agire contro il divieto di ingresso nella zona libica”. Il 15 giugno, l’aereo Seabird della Sea-Watch ha avvistato 6 imbarcazioni in difficoltà. Non si sa se tutte siano state soccorse. Secondo Sea-Watch, una sarebbe sbarcata a Lampedusa.
Il 18 giugno, a seguito della segnalazione inviata da Seabird, il mercantile Aslihan ha soccorso 95 persone nella regione di ricerca e soccorso maltese. Il 19 giugno, queste e le 165 persone soccorse dalla Louise Michel sono stati trasferite a bordo della Sea-Watch 4. Il 21 giugno, la Guardia Costiera italiana ha effettuato l’evacuazione medica di un sopravvissuto. 312 sopravvissuti sono attualmente a bordo della Sea-Watch 4 in attesa di un Porto sicuro.
Migliaia di persone respinte in Libia
Nelle ultime tre settimane, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), un totale di 2.580 persone sono state intercettate e respinte in Libia dalla guardia costiera libica: 787 dal 22 al 28 maggio; 675 nel periodo dal 29 maggio al 4 giugno; 528 nel periodo dal 5 all’11 giugno e 590 nel periodo dal 12 al 19 giugno 2022. Nel 2022 sono state respinte in totale 8.860 persone.
Nuovi appelli delle Nazioni Unite a “rivedere le politiche di respingimento dei migranti in Libia” mentre gli Stati membri dell’UE discutono il meccanismo di ricollocazione dei sopravvissuti
Il 7 giugno, Vincent Cochetel, inviato speciale dell’UNHCR per la situazione nel Mediterraneo centrale, ha rinnovato l’invito agli Stati membri UE a “rivedere le politiche di respingimento dei migranti in Libia”, a seguito dell’appello del consigliere delle Nazioni Unite in Libia, Stephanie Williams, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a “riesaminare le politiche che consentono l’intercettazione di rifugiati e migranti in mare e il loro respingimento in Libia”, poiché “la Libia rimane un luogo di sbarco non sicuro”.
Il 9 e 10 giugno, i ministri dell’Interno degli Stati membri dell’UE e degli Stati associati a Schengen si sono riuniti in Lussemburgo per l’ultimo Consiglio Giustizia e Affari interni (GAI) sotto la presidenza francese dell’UE. Nel corso della riunione, la presidenza francese ha proposto un accordo volontario su un meccanismo di solidarietà per la ricollocazione delle persone salvate in mare, nell’ambito di un “approccio graduale” per l’attuazione del nuovo Patto su migrazione e asilo. I dettagli dell’accordo dovrebbero essere finalizzati entro la fine del mese (fine della presidenza francese).
Il 20 giugno, l’ONG Medici senza frontiere (MSF) ha pubblicato un nuovo rapporto che descrive la fragilità dei meccanismi di protezione esistenti per le persone bloccate in Libia e chiede l’evacuazione delle persone più vulnerabili verso Paesi sicuri. Il rapporto descrive la situazione di detenzione arbitraria, tortura e violenza in Libia.
Il nostro “Sguardo” resta sul Mediterraneo. Per garantire testimonianza di quel che avviene nel Mediterraneo Centrale e per onorare i morti e i dispersi. Continuiamo a osservare e a raccontare.