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Il 24 luglio la Ocean Viking ha lasciato il porto di Augusta in Sicilia facendo rotta verso il Mediterraneo centrale. Sabato 31 luglio e domenica 1° agosto, il nostro equipaggio ha effettuato sei operazioni di salvataggio e soccorso 555 persone in difficoltà. Tra i sopravvissuti vi sono 39 donne, di cui cinque in stato di gravidanza, e 119 minori, di cui 94 non accompagnati. Il più giovane dei sopravvissuti ha solo tre mesi. Dopo diversi giorni di attesa in mare, l’Ocean Viking ha finalmente attraccato l’8 agosto nel porto di Pozzallo, in Sicilia. L’11 agosto si sono concluse le operazioni di sbarco dei 549 sopravvissuti.

Riepilogo:

L’8 agosto 2021 la Ocean Viking ha attraccato nel porto di Pozzallo, in Sicilia. Lo sbarco delle persone a bordo si è concluso nel pomeriggio dell’11 agosto.

  • · 11 agosto 2021: si è concluso lo sbarco dei 549 sopravvissuti soccorsi dalla Ocean Viking. Le operazioni sono durate 4 giorni. Le persone soccorse hanno trascorso fino a 12 giorni sulla nostra nave. L’equipaggio a bordo inizierà domani una quarantena di 10 giorni.

  • · 10 agosto 2021: Volge al termine il terzo giorno di sbarco delle persone soccorse il 31 luglio e il 1° agosto. 56 persone trascorreranno una notte in più a bordo della Ocean Viking, ormeggiata nel porto di Pozzallo, in Sicilia.

  • · 10 agosto 2021: Inizio del terzo giorno di sbarco a Pozzallo, in Sicilia, per i sopravvissuti a bordo della Ocean Viking. Nella mattinata, a bordo c’erano ancora 255 delle persone soccorse nel Mediterraneo dieci giorni prima.

 

  • · 9 agosto 2021: lo sbarco è cessato a fine giornata a Pozzallo, in Sicilia. Durante la giornata, hanno lasciato l’Ocean Viking 197 persone, tra cui le famiglie e i minori. 255 persone sono ancora a bordo.

 

  • · 9 agosto 2021: nella mattinata, 88 sopravvissuti sono sbarcati dall’Ocean Viking. 364 persone attendono ancora a bordo. I sopravvissuti sono completamente esausti Lo sbarco viene sospeso e riprenderà nel tardo pomeriggio.

 

  • · 9 agosto 2021: è ripreso a Pozzallo, in Sicilia, lo sbarco delle persone soccorse dalla Ocean Viking. Nella mattinata, 452 sopravvissuti erano ancora a bordo. I primi a sbarcare sono i minori non accompagnati e le famiglie ancora a bordo.

 

  • · 8 agosto 2021: dalla Ocean Viking sono sbarcate solo 97 sopravvissuti, minori non accompagnati e persone in condizioni di salute critiche. A bordo restano 452 uomini, donne e bambini.

 

  • · 8 agosto 2021: la Ocean Viking ha attraccato nel porto di Pozzallo, in Sicilia. In giornata è iniziato lo sbarco dei sopravvissuti.

 

  • · 7 agosto 2021: Sollievo per 549 sopravvissuti a bordo della Ocean Viking: lo sbarco avverrà a Pozzallo, in Sicilia.

 

  • · 7 agosto 2021: Rebecca, ostetrica a bordo della Ocean Viking, riferisce lo stato fisico e mentale dei sopravvissuti a bordo.

 

  • · 7 agosto 2021: L’Ocean Viking non ha ancora ricevuto alcuna indicazione riguardante lo sbarco. Il team medico nota sempre più segni di disagio psicologico. Il giorno prima, una persona è svenuta per la stanchezza. Anche i farmaci iniziano a scarseggiare.

 

  • · 6 agosto 2021: Si è resa necessaria una terza evacuazione medica di un quarto paziente a bordo della Ocean Viking, mentre non è stato ancora assegnato un porto sicuro per sbarcare i 549 sopravvissuti. Il paziente è stato evacuato dalla guardia costiera italiana.

 

  • · 6 agosto 2021: Dopo una notte difficile a causa del mare grosso e del mal di mare tra i sopravvissuti, l’Ocean Viking non ha ancora ricevuto alcuna indicazione su dove e quando sbarcare.

Lo stato di salute dei sopravvissuti a bordo peggiora di ora in ora: aumento delle ferite infette, dolori fisici generalizzati, spossatezza, mal di testa. Il mal di mare comporta perdita di liquidi e inappetenza.

Tutte le donne incinte si indeboliscono ogni giorno di più. Quasi tutti i bambini accusano dolori addominali, vomito, perdita di appetito. Tutti i sopravvissuti devono urgentemente sbarcare in un porto sicuro.

  • · 5 agosto 2021: Urge lo sbarco dei 550 sopravvissuti in un porto sicuro. La situazione sul ponte continua a peggiorare. Con il mare molto mosso, temiamo per la salute delle persone soccorse 5 giorni fa. L’Ocean Viking e la Sea Watch 3, della ONG tedesca Sea Watch, hanno ora bisogno di un porto sicuro.

 

  • · 5 agosto 2021: Siamo ancora in attesa di istruzioni per lo sbarco. Due donne sono appena state evacuate dall’Ocean Viking per motivi di salute. Una di loro è stata evacuata insieme al suo bambino di 8 anni. I tre sono stati trasferiti su una nave della Guardia Costiera italiana che li porterà a Lampedusa.

 

  • · 5 agosto 2021: Il caldo intenso e la mancanza di spazio a bordo della Ocean Viking aumentano le tensioni e il disagio psicologico tra i sopravvissuti. Molti bambini lamentano dolori di stomaco, mal di testa, spossatezza e perdita di appetito. I sopravvissuti devono urgentemente sbarcare al più presto.

 

  • · 5 agosto 2021: Situazione insostenibile per i 553 sopravvissuti e per l’equipaggio a bordo della Ocean Viking. SOS MEDITERRANEE chiede alle autorità marittime l’assegnazione di un porto sicuro senza ulteriori ritardi e agli Stati membri dell’UE di riattivare un meccanismo di sbarco a sostegno degli Stati costieri.

 

  • · 4 agosto 2021: la Ocean Viking viene lasciata senza istruzioni per lo sbarco dei 553 sopravvissuti in un porto sicuro. Julia, membro dell’equipaggio di SOS MEDITERRANEE a bordo, riferisce i salvataggi dello scorso fine settimana, la persistente mancanza di coordinamento da parte delle autorità marittime e l’urgenza dello sbarco.

 

  • · 3 agosto 2021: nel pomeriggio il nostro team/equipaggio ha richiesto l’evacuazione medica urgente di una donna incinta. Quest’ultima e il suo compagno sono stati trasferiti su una nave della Guardia Costiera italiana. L’Ocean Viking deve necessariamente sbarcare al più presto in luogo sicuro i 553 sopravvissuti, vittime del caldo estremo sul ponte.

 

  • · 2 agosto 2021: durante la giornata “centinaia di persone in difficoltà sono state segnalate nel Mediterraneo centrale”, spiega Luisa Albera, coordinatrice di ricerca e soccorso a bordo della Ocean Viking. L’ONG tedesca Sea Watch ha riferito di aver inviato durante la giornata Maydays relativi ad almeno tre imbarcazioni in difficoltà. Sono stati segnalati diversi altri gommoni ritenuti in pericolo imminente.

 

Gli Stati costieri non possono essere lasciati soli a soccorrere coloro che rischiano di morire nel Mediterraneo. La solidarietà europea è indispensabile.

  • · 2 agosto 2021: Con l’aumento delle onde e il caldo soffocante, le condizioni fisiche delle persone a bordo peggiorano: “Molti soffrono di mal di mare. Alcuni di loro sono svenuti sul nostro ponte a causa del caldo e del calvario che hanno attraversato “, spiega Francisca, leader del team medico a bordo. “Alcuni sono rimasti feriti durante la traversata, molti lamentano dolori fisici. Continuiamo a valutare, curare e monitorare i pazienti, ma tutti i sopravvissuti devono essere portati in un porto sicuro il prima possibile”.
    La Ocean Viking ha richiesto un luogo di sbarco sicuro a tutte le autorità marittime competenti.

  • · 1° agosto 2021: nel pomeriggio le nostre squadre hanno effettuato una sesta operazione di salvataggio e hanno assistito 106 persone in difficoltà. Il più giovane sopravvissuto di questa operazione ha solo tre mesi.

 

  • · 1° agosto 2021: la Ocean Viking ha preso a bordo 253 sopravvissuti durante questa quinta operazione di salvataggio. Per tutta la notte fino alle prime ore del mattino, insieme alle ONG tedesche Sea-Watch e RESQship, l’equipaggio di Ocean Viking ha partecipato a una difficile operazione di soccorso di circa 400 persone da una grande barca di legno che stava imbarcando acqua.

 

  • · 31 luglio 2021: quarto soccorso della giornata: 21 persone vengono soccorse e messe in salvo a bordo della nostra nave.

 

  • · 31 luglio: nel pomeriggio, l’equipaggio a bordo della Ocean Viking ha effettuato due soccorsi in acque internazionali nella zona di ricerca e soccorso libica. Hanno così salvato 54 persone, e in seguito altre 64 persone.

 

  • · 31 luglio 2021: l’equipaggio a bordo della Ocean Viking ha effettuato in mattinata una prima operazione di salvataggio. 57 persone sono state soccorse.

 

  • · 30 luglio 2021: l’equipaggio a bordo della Ocean Viking ha cercato per diverse ore un’imbarcazione in difficoltà nell’area di ricerca e soccorso libica. Nella zona erano presenti navi della Guardia costiera libica. La sera e durante il pattugliamento, la Ocean Viking ha incrociato una di queste navi con a bordo dei sopravvissuti. Desumiamo che altri uomini, donne e bambini siano stati oggi riportati illegalmente in Libia, tornando così a un orribile ciclo di abusi e di detenzioni arbitrarie.

 

  • · 24 luglio 2021: l’equipaggio a bordo della Ocean Viking ha condotto esercitazioni in mare dopo aver lasciato la Sicilia ad inizio giornata.

Le missioni in mare di SOS MEDITERRANEE sono sostenute nel 2021 anche con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese. Il supporto dei nostri donatori e partner è fondamentale: in mare fa la differenza tra la vita e la morte!

Nel febbraio 2017, il governo italiano, col supporto di diversi leader europei (vertice di Malta) sigla con le autorità libiche il Memorandum d’intenti, cornice giuridica per azioni successive come la creazione di una “guardia costiera” libica, il suo addestramento e la fornitura di mezzi (es. motovedette). Fin da subito l’accordo è criticato da organizzazioni internazionali che denunciano i legami fra guardia costiera e milizie, e le condizioni di vita di migranti e profughi bloccati in Libia.

A seguito di questo accordo, il Centro di coordinamento per i soccorsi libico (JRCC) diventa formalmente responsabile del coordinamento dei servizi di ricerca e soccorso nella propria regione SAR: da quel momento, le autorità europee fanno affidamento sui libici per bloccare le partenze. Solo tra il 2019 e il 2023, quasi 90.000 persone3 sono intercettate e riportate in quello che viene definito dai sopravvissuti “l’inferno in terra”.

Il risultato è una drastica diminuzione degli arrivi in Italia tra il 2017 e il 2018 (da circa 120.000 a 23.000 persone), curva che però poi tornerà nuovamente a crescere. I rimpatri forzati sottopongono di nuovo queste persone a trattamenti inumani e degradanti, nonostante la situazione nei campi in cui sono detenute in Libia è stata valutata da una Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite come probabili “crimini di guerra” e “crimini contro l’umanità”. Queste intercettazioni contravvengono anche ai principi del diritto marittimo. che impongono di sbarcare i sopravvissuti di un salvataggio in un luogo sicuro, in cui tutti i bisogni fondamentali vengono soddisfatti e i diritti umani rispettati. La Libia non può essere considerata un “luogo sicuro”.

Inoltre, le autorità libiche si rivelano disfunzionali e non in grado di effettuare salvataggi efficaci e sicuri. Come risultato, ancora una volta, sempre più persone annegano.

Nello stesso 2017, alle ONG viene richiesto di sottoscrivere il cosiddetto “Codice di condotta Minniti” – dal nome dell’allora ministro dell’Interno italiano – che però non tiene in considerazione che le operazioni SAR si svolgono già secondo chiare normative internazionali: una mossa politica che avalla la narrazione criminalizzante sul soccorso in mare. Dal 2017 vengono avviate diverse indagini contro le navi ONG, per lo più conclusesi con assoluzioni o archiviazioni. Bloccare le ONG di ricerca e soccorso significa svuotare il Mediterraneo di soccorsi ed esporre così sempre più persone al rischio di annegare, e anche togliere alla società civile la possibilità di testimoniare e denunciare questa tragedia umanitaria.

Nel 2013, due tragici naufragi avvenuti a poche miglia dalle coste europee scuotono l’opinione pubblica: il primo, il 3 ottobre – data proclamata in seguito Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione – con 368 vittime accertate, 20 dispersi e 155 superstiti; e il secondo, pochi giorni dopo, l’11 ottobre, che causa 268 vittime, in prevalenza famiglie con bambini.

Questa missione fa sperare in un cambiamento nell’approccio vieni all’immigrazione e al soccorso in mare, ma così non succede perché Mare Nostrum viene chiusa nel novembre 2014 per la mancanza di supporto da parte di altri Stati europei e per le critiche, da diverse parti politiche, che la additano come pull factor. La missione italiana è sostituita da operazioni europee (Triton, EUNAVFORMED, Sophia e Irini) non sufficienti però a coprire le necessità di soccorso nel Mediterraneo e con obiettivi più securitari (controllo dei confini) che umanitari.

È in questo momento storico che numerosi comitati, associazioni e gruppi di cittadini in tutta Europa, mossi dallo sdegno e dall’incapacità di accettare così tante morti in mare, decidono di attivarsi con navi private, sia nel mar Egeo (sulla cosiddetta rotta orientale tra Turchia e Grecia) sia, soprattutto, nel Mediterraneo centrale. SOS MEDITERRANEE nasce proprio con questo spirito: dapprima vengono fondate le associazioni francese e tedesca (2015), poi quella italiana (2016) e infine quella svizzera (2017), le quattro “sorelle” che costituiscono il network SOS MEDITERRANEE.

Inizialmente, le ONG vengono accolte positivamente dall’opinione pubblica e dalle autorità marittime europee, italiane in particolare, e coordinamento e collaborazione sono all’ordine del giorno.

Nel giugno 2018, a seguito della chiusura dei porti italiani alle navi di soccorso, l'odissea della Aquarius, costretta a sbarcare a Valencia (Spagna) i 630 sopravvissuti a bordo, inaugura una lunga serie di blocchi in mare. Le navi, di qualsiasi tipo, rimangono bloccate per giorni, se non settimane, prima che alcuni Stati europei propongano una soluzione di sbarco ad hoc, con una distribuzione dei sopravvissuti in base a quote. Il diritto marittimo prevede invece che le navi debbano essere sollevate dalla responsabilità del soccorso il più rapidamente possibile e che i sopravvissuti siano trattati umanamente. In mare, le navi immobilizzate non possono soccorrere altre persone in pericolo. La capacità di soccorso si riduce ulteriormente e la mortalità aumenta, raggiungendo il tasso record del 5,6% (contro il 2,4% nel 2017) lungo l'asse Libia - Italia, nonostante il numero di attraversamenti fosse stato ridotto del 50%.

Le motivazioni fornite dall’allora governo sono essenzialmente due: diminuire le morti in mare e ricercare maggiore “solidarietà” da parte degli altri Paesi UE.

Entrambi gli scopi falliscono e soprattutto la mortalità sulla rotta aumenta, invece che diminuire4. Inoltre, tale pratica presenta non poche criticità, in primis perché ritarda inutilmente lo sbarco e dunque l’assistenza a terra ai sopravvissuti, andando in contrasto con quanto previsto dalle convenzioni marittime internazionali, che affermano che una nave deve essere sollevata quanto prima dalla sua responsabilità di salvataggio e che i sopravvissuti debbono essere trattati “con umanità”. Invece, il tempo medio di attesa di un porto per lo sbarco, in questo periodo, è di nove giorni.

SOS MEDITERRANEE è la prima organizzazione a vedere le conseguenze di questa linea politica: nel giugno 2018, alla Aquarius è impedito lo sbarco in un porto italiano e naviga per più di una settimana fino a Valencia, in Spagna, con 629 persone a bordo. Pochi mesi dopo, la Aquarius è privata della bandiera a causa di pressioni politiche, e di conseguenza impossibilitata a navigare. Dal 2019, SOS MEDITERRANEE opera nel Mediterraneo con la Ocean Viking.

Questa iniziativa franco-tedesca è oggetto di una promettente dichiarazione d'intenti firmata a settembre tra Italia, Malta, Francia e Germania. Tuttavia, il progetto pilota, che prevede un meccanismo sostenibile coinvolgendo altri Stati membri, non vede mai realmente la luce.

A settembre 2019, per la prima volta dal rifiuto di far sbarcare i 630 sopravvissuti della Aquarius nel giugno 2018, i porti italiani permettono a una nave di un'organizzazione non governativa di attraccare: si tratta proprio della nostra nuova nave, la Ocean Viking. Nasce dunque la speranza di un miglioramento della situazione di blocco delle navi umanitarie ma ciononostante, i casi di attesa e blocco in mare si moltiplicano con la negoziazione caso per caso della distribuzione dei sopravvissuti prima ancora dello sbarco.

Nel 2019, il numero di arrivi in Europa tramite le tre rotte migratorie mediterranee è il più basso dal 2015: 123.700 arrivi, rispetto a 141.500 nel 2018, secondo i dati dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), di cui circa 11.500 in Italia.

Nonostante questa significativa diminuzione degli arrivi negli ultimi tre anni, l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) registra un pesante bilancio umano nel 2019. La maggior parte delle morti in mare nel Mediterraneo si verifica nella regione centrale, con 1.262 delle 1.885 morti registrate lungo le tre rotte migratorie mediterranee, senza contare le imbarcazioni scomparse senza lasciare traccia. La mortalità nel Mediterraneo centrale raddoppia rispetto al 2018, raggiungendo un tasso record del 4,78%, secondo l'OIM.

Nel 2020, i segni promettenti di un miglioramento della situazione di blocco delle navi umanitarie alla fine del 2019 e all'inizio del 2020 sono bruscamente cancellati quando la pandemia di Covid-19 raggiunge il continente europeo nel marzo 2020.

Non solo causa gravi interruzioni nell'accesso ai servizi medici e logistici nella maggior parte degli Stati europei, ma sconvolge completamente il mondo marittimo: chiusura delle frontiere europee, impossibilità di cambiare gli equipaggi, porti chiusi - in particolare alle navi da crociera - navi messe in quarantena. Molto rapidamente, diversi Stati membri dell'Unione europea come Malta e l'Italia annunciano ufficialmente che non sono più in grado di fornire un luogo sicuro o assistere nello sbarco delle persone soccorse in mare. Il governo di Tripoli dichiara ad aprile che i suoi porti non sono sicuri per lo sbarco a causa dei bombardamenti in corso. Per diverse settimane, le ONG di ricerca e soccorso operanti nel Mediterraneo centrale sono costrette a sospendere le loro attività.
Con la ripresa delle partenze e delle operazioni civili di soccorso, si osserva un cambio di passo - seppur solo apparente - nei confronti delle organizzazioni umanitarie.

Cambiato il Governo e dunque il ministro dell’Interno, a livello mediatico si “abbassano i toni” rispetto alla criminalizzazione pubblica delle organizzazioni umanitarie, a cui non viene più impedito lo sbarco in Italia; di contro però, non solo la durata degli stand off non diminuisce, ma si osserva un aumento del numero di controlli e fermi amministrativi delle navi civili di soccorso. In 15 mesi, tra il gennaio 2020 e il maggio 2021, le autorità italiane emettono ben 11 disposizioni di fermo amministrativo a seguito di controlli dello Stato di approdo (PSC), causando la mancanza di assetti civili di soccorso in mare per un totale di 494 giorni. Anche la Ocean Viking in quel periodo è colpita da un provvedimento amministrativo che la tiene lontana dall’area delle operazioni da luglio a dicembre 2020: il fermo più lungo subìto da SOS MEDITERRANEE. Una politica persecutoria finalizzata ad ostacolare l’operatività delle ONG, con la sola conseguenza di diminuirne fortemente la presenza in zone di emergenza, mentre fatali naufragi continuano drammaticamente a succedersi.

Al contrario, le imbarcazioni della guardia costiera libica ostacolano attivamente le operazioni di soccorso e la mancanza di coordinamento ha causato prolungate attese in mare per i soccorsi, oltre a mettere in pericolo vite umane. Dall’autunno 2022, con l’ennesimo cambio di Governo, le autorità italiane assegnano immediatamente il porto di sbarco, in osservanza delle norme sul soccorso in mare.

Ma se fino a quel momento destinazione delle navi civili sono stati i porti siciliani o calabresi, le autorità iniziano ad assegnare porti lontani migliaia di chilometri: Livorno, Ravenna, Ancona, La Spezia, Civitavecchia, Ortona, Genova. Questa politica ha di nuovo l’effetto di tenere le navi civili di soccorso lontane dal Mediterraneo centrale, dove le persone in fuga sono dunque più esposte al rischio di morte o di essere intercettate e forzatamente riportate in Libia.

Raggiungere un porto lontano significa prolungare il viaggio dei naufraghi, ovvero aumentare le sofferenze di persone vulnerabili e bisognose di assistenza a terra; per le ONG significa anche un incremento spropositato dei costi per il carburante.

Inoltre, va ricordato che il diritto internazionale del mare impone l’assegnazione di un porto il più possibile vicino, proprio per evitare inutili sofferenze alle persone soccorse. Nell’autunno 2022, il neoeletto governo interviene per impedire lo sbarco dei naufraghi a bordo di tre navi umanitarie (Humanity 1, Geo Barents e Ocean Viking), servendosi di provvedimenti interministeriali ad hoc: la Ocean Viking è tenuta “sospesa” in acque internazionali con centinaia di naufraghi a bordo per ben 21 giorni: il più lungo stand off della storia di SOS MEDITERRANEE. La nostra nave può infine sbarcare i sopravvissuti solo il 25 novembre a Tolone, in Francia.

Il nuovo decreto, non necessario dato che il soccorso in mare è già dettagliatamente regolato da norme internazionali, pone nuove limitazioni alle imbarcazioni civili di soccorso e sanzioni pecuniarie: tra queste, il dovere di recarsi “senza ritardo” nel porto di sbarco assegnato, scoraggiando così i “soccorsi multipli” e mettendo i Capitani nelle condizioni di violare il decreto o le disposizioni del diritto marittimo internazionale che impongono il soccorso. Tale imposizione, combinata con la prassi dei “porti lontani”, rappresenta un grave e ingiustificabile ostacolo al lavoro umanitario in mare, un deterrente per lo svolgimento di operazioni di soccorso complete e necessarie.

A luglio, la Ocean Viking ancora una volta subisce le ripercussioni di una politica di ostacolamento e viene nuovamente posta sotto fermo amministrativo a seguito di un Port State Control (PSC) - Controllo dello Stato di Approdo. Durante quest’anno, due tragici naufragi nel Mediterraneo tornano a scuotere l’opinione pubblica europea: nella notte tra il 25 e il 26 febbraio, più di 100 persone muoiono a pochissime miglia dalle coste calabresi di Cutro (KR); poi a metà giugno, al largo della località greca di Pylos, perdono la vita oltre 500 persone, in quello che è stato il più grande naufragio nel Mediterraneo dal 2015. Nonostante l’ondata di sdegno generata, nessuno di questi due drammatici eventi ha portato a cambiamenti effettivi nell’approccio e nelle politiche sul soccorso in mare.

Nel luglio del 2023, l’Unione europea, attraverso una delegazione guidata dalla Commissaria Ursula Von Der Leyen, dalla Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e dal Primo Ministro olandese Mark Rutte, firma un Memorandum d’Intesa con la Tunisia, rappresentata dal Presidente Saied. Tale accordo è finalizzato a limitare le partenze verso l'Italia ed è un ulteriore tassello della politica europea di esternalizzazione della gestione delle frontiere. Subito dopo la firma di questo accordo, paradossalmente, le partenze dalla Tunisia subiscono una impennata senza precedenti. Questo incremento delle partenze è in realtà dovuto, anche, ad un serio deterioramento della sicurezza per le persone in movimento presenti sul territorio tunisino.

Nel febbraio 2023, il Presidente tunisino, Kais Saied, rilascia una dichiarazione dai toni discriminatori che finisce per scatenare sentimenti razzisti esistenti in una certa parte della popolazione tunisina ed innescare così una spirale di attacchi violenti ed espulsioni collettive, spesso in pieno deserto.

Il 27 luglio, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) dichiarano di essere "profondamente preoccupati per la sicurezza e il benessere di centinaia di migranti, rifugiati e richiedenti asilo in Tunisia, che rimangono bloccati in condizioni disastrose dopo essere stati portati in aree remote e desolate vicino ai confini del Paese con la Libia e l'Algeria. Altri sono stati spinti oltre i confini verso la Libia o l'Algeria. [...] Tragicamente, ci sono già notizie di perdite di vite umane tra il gruppo".

In un recente rapporto del luglio 2023, Human Rights Watch afferma che la Tunisia non è un luogo sicuro per la popolazione nera africana, che negli ultimi mesi è stata vittima di "pestaggi", "detenzioni arbitrarie" e "furti di denaro ed effetti personali" da parte delle autorità tunisine. Nelle stazioni di polizia, alcune vittime sono sottoposte a "scosse elettriche" e ad "arresti arbitrari basati sul colore della pelle". A questo riguardo, nell’agosto 2023 la Ocean Viking porta a termine diversi salvataggi di imbarcazioni partite dalla Tunisia: le testimonianze che abbiamo raccolto confermano le violazioni che lo stato tunisino perpetra nei confronti dei migranti, specialmente subsahariani.

Nel novembre 2023 la Ocean Viking è stata fermata per presunta violazione del "decreto Piantedosi". Dopo lo sbarco ad Ortona, avvenuto nella notte tra il 15 ed il 16 Novembre, le autorità italiane hanno ordinato 20 giorni di detenzione della Ocean Viking e inflitto a SOS MEDITERRANEE una multa di 3.300 euro per aver soccorso persone in pericolo nella zona SAR libica senza aspettare indicazioni dalle autorità locali. Il Capitano e la Coordinatrice delle Operazioni di Ricerca e Soccorso a bordo sono stati interrogati a lungo dalle autorità italiane in merito al secondo dei 3 salvataggi, che avrebbe comportato il ritardo all’arrivo al porto di Ortona. Il diritto internazionale non lascia spazio a dubbi: lasciare quei 34 naufraghi al loro destino in mezzo al mare sarebbe stato illegale, oltre che moralmente sbagliato.

Nel dicembre, la notte di capodanno, la storia si ripete: la Ocean Viking è nuovamente bloccata per presunta violazione del decreto. L'infrazione? Una minima deviazione della sua rotta, avvenuta al solo scopo di rendersi disponibile a prestare assistenza ad altre 70 persone in pericolo. Una variazione che comunque di fatto non ha causato alcun ritardo su un viaggio di quasi 3 giorni verso il porto disegnato per lo sbarco.