La seguente pubblicazione di SOS MEDITERRANEE vuole far luce sugli eventi che si sono verificati nel Mediterraneo centrale nelle ultime due settimane. «Sguardo sul Mediterraneo» non è inteso come un aggiornamento esaustivo, ma si propone di trattare le questioni relative alla ricerca e soccorso che si verificano nell’area in cui operiamo dal 2016, sulla base di rapporti di diverse ONG, organizzazioni internazionali e articoli dalla stampa internazionale.
2021: il numero di persone intercettate e respinte nel Mediterraneo centrale segna un tragico record
Dall’inizio dell’anno, il numero di persone intercettate in mare e riportate forzatamente in Libia dalla sedicente guardia costiera libica, addestrata ed equipaggiata dall’Unione europea, è salito a cifre record. Questa tendenza è stata nuovamente osservata nelle ultime due settimane dalle agenzie delle Nazioni Unite e dalle organizzazioni non governative che lavorano in mare o in Libia, quando le condizioni meteorologiche e marittime erano favorevoli alla partenza delle imbarcazioni dalla costa libica. Lo scorso fine settimana, in 48 ore, quasi 1.000 persone sono state intercettate e forzatamente respinte nel paese dal quale fuggivano, la Libia, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM): una pratica contraria al diritto marittimo in quanto le persone soccorse in mare dovrebbero essere fatte sbarcare in un porto sicuro. I porti libici, nel contesto attuale, non possono essere considerati come tali. La maggioranza delle persone, donne uomini e persino bambini, vengono assoggettati a un nuovo ciclo di detenzione arbitraria al loro ritorno nel Paese nordafricano.
Questo sistema di intercettazioni di massa porta a circa 5.000 il numero di persone intercettate nei primi tre mesi del 2021, quasi la metà del numero totale di persone intercettate nel 2020.
Sia l’aereo Colibri 2 pilotato dall’ONG francese Pilotes Volontaires che l’aereo Seabird della ong tedesca Sea Watch hanno avvistato diverse barche in pericolo il 27, 28 e 29 marzo. Gli aerei di sorveglianza civili hanno segnalato di aver osservato vari episodi di intercettazione da parte della sedicente guardia costiera libica. Anche la rete civile Alarm Phone ha segnalato numerose chiamate di soccorso.
Numerosi sbarchi di imbarcazioni partite dalla Tunisia o dalla Libia, giunte autonomamente sulle isole di Lampedusa e Pantelleria, sono stati anche segnalati dai media italiani negli ultimi giorni. E la portavoce dell’OIM Safa Msehli denuncia nuove intercettazioni e respingimenti forzati, nonché un naufragio che ha causato la morte di almeno cinque persone il 30 marzo scorso.
335 persone soccorse da due navi umanitarie
219 persone da tre imbarcazioni in pericolo sono state soccorse dalla nave dell’ONG Open Arms il 27 e 29 marzo scorso nella zona maltese di ricerca e soccorso (SRR). Mentre un’evacuazione medica è stata effettuata dalla guardia costiera italiana il 30 marzo per una donna incinta e suo fratello. La Open Arms è ora in attesa di un porto sicuro assegnato dalle autorità per i 217 sopravvissuti a bordo.
Il nostro equipaggio, a bordo della nostra nave ambulanza Ocean Viking, ha soccorso 116 persone in due operazioni separate nella zona SAR libica il 18 e 20 marzo. Due terzi dei sopravvissuti erano minorenni, dei quali 51 non accompagnati da un genitore o da un tutore legale. Ulteriori informazioni su questi salvataggi sono disponibili sul nostro diario di bordo online: http://onboard.sosmediterranee.org/. Tutti i sopravvissuti sono stati autorizzati a sbarcare in un porto sicuro ad Augusta, il 23 marzo, dopo aver ricevuto due test anti COVID-19, prima dai nostri team e successivamente dalle autorità sanitarie italiane a bordo. Sei sopravvissuti sono risultati positivi al COVID-19 con test rapidi. La Ocean Viking è attualmente in quarantena per 14 giorni nel porto di Augusta, come richiesto dalle autorità sanitarie italiane.
Il 18 marzo, la Ocean Viking è stata avvisata dalla rete telefonica civile Alarm Phone di un gommone che, secondo quanto riferito, aveva preso fuoco. La nostra nave ha cercato invano questa imbarcazione, ma non è riuscita a localizzarla. Siamo stati poi informati dal Centro libico di Coordinamento Congiunto del Soccorso (JRCC) che la guardia costiera libica aveva intercettato una barca in acque territoriali, con 45 persone riportate in Libia e 5 dispersi. Successivamente Alarm Phone ha riferito che, da testimonianze, nel corso di questo ennesimo tragico episodio sarebbero infatti scomparse fino a 60 persone.
Meeting europei sottolineano l’urgenza di attuare nuovi approcci sostenibili
Due settimane fa, cinque Stati dell’Europa meridionale si sono riuniti ad Atene, in Grecia, per chiedere “solidarietà” agli altri Stati membri dell’UE nella gestione dell’accoglienza delle persone migranti attraverso l’attuazione di soluzioni prevedibili anziché ad hoc.
La settimana successiva, la Commissaria europea Ylva Johansson ha lanciato la prima riunione del nuovo Gruppo di Contatto europeo sulla Ricerca e il Soccorso, annunciato lo scorso settembre dal Patto sulla migrazione e l’asilo (raccomandazione della Commissione sulla ricerca e il salvataggio). Nel suo discorso di apertura, la Commissaria ha chiesto tra l’altro “una maggiore necessità di coordinamento e cooperazione tra le navi che trasportano naufraghi soccorsi e le autorità nazionali”. Sul suo blog, la Commissaria Johansson ha anche dichiarato: “Le organizzazioni non governative operano navi con l’obiettivo di soccorrere persone in mare. L’anno scorso, queste navi delle ONG hanno tratto dal mare 3.597 persone. Elogio i loro sforzi”. “SOS MEDITERRANEE e altri attori civili e privati chiedono da diversi anni – e hanno [fatto] i primi passi – un sistema europeo in materia di ricerca e soccorso che coinvolga tutte le parti interessate. È urgente mantenere aperto e costruttivo questo dialogo affinché si possano evitare ulteriori tragedie nel prossimo futuro”.
A seguito di una nuova ispezione a bordo da parte della Guardia Costiera italiana a bordo, il 21 marzo, la nave Sea-Watch 3 è stata posta sotto fermo amministrativo per la seconda volta in dieci mesi. La nave umanitaria aveva soccorso e fatto sbarcare a Augusta 363 sopravvissuti all’inizio di marzo. Una decisione che la ONG Sea Watch contesta come “motivata politicamente”, mentre è in attesa di una decisione della Corte di giustizia europea sulla questione dei controlli dello Stato di approdo condotti ripetutamente a bordo delle proprie navi.
Il nostro “Sguardo” resta sul Mediterraneo. Per garantire testimonianza di quel che avviene nel Mediterraneo Centrale e per onorare i morti e i dispersi. Continuiamo a osservare e a raccontare.