La seguente pubblicazione di SOS MEDITERRANEE vuole far luce sugli eventi che si sono verificati nel Mediterraneo centrale nelle ultime due settimane. «Sguardo sul Mediterraneo» non è inteso come un aggiornamento esaustivo, ma si propone di trattare le questioni relative alla ricerca e soccorso che si verificano nell’area in cui operiamo dal 2016, sulla base di rapporti di diverse ONG, organizzazioni internazionali e articoli dalla stampa internazionale.
Un naufragio mortale e una barca scomparsa segnalati mentre il Mediterraneo centrale è rimasto sguarnito di navi ONG
Nelle ultime due settimane, fino al 18 gennaio, il Mediterraneo centrale era stato privo della presenza di navi ONG di ricerca e soccorso (SAR). A causa di fermi amministrativi che vanno avanti da mesi, ancora cinque navi ONG umanitarie non sono in grado di mettere in atto la loro missione salvavita: soccorrere persone in fuga in questo tratto di mare.
La Ocean Viking è invece salpata da Marsiglia verso il Mediterraneo centrale l’11 gennaio scorso, per la sua prima missione dell’anno dopo 5 mesi di fermo, imposto il 22 luglio scorso dalle autorità italiane, ed alcune settimane di preparativi per tornare in mare. I team SOS MEDITERRANEE e l’equipaggio a bordo della nave hanno subito un periodo di auto-isolamento di 10 giorni e sono risultati negativi al COVID-19 più volte prima di imbarcarsi.
Anche il periodo di quarantena dell’equipaggio della nave spagnola Open Arms, è terminato il 18 gennaio scorso. Il team è rimasto in isolamento per 14 giorni dopo una missione di soccorso mare alla fine dell’anno, durante la quale ha soccorso 265 persone. La nave di Open Arms ha iniziato a navigare verso Barcellona per cambiare equipaggio e effettuare i rifornimenti prima di riprendere le operazioni nel Mediterraneo centrale.
L’11 gennaio, circa 44 persone, tra cui undici donne, per lo più provenienti da paesi sub-sahariani, sono state salvate dalla marina tunisina al largo della costa, dopo almeno cinque giorni in mare durante i quali hanno patito freddo e stenti. Sono stati trovati “a galleggiare vicino alla loro barca che si era disintegrata nel corso del viaggio”, spiega Infomigrants. Sulla barca, c’era anche un neonato che a causa del freddo non è sopravvissuto alla traversata fallita (Mediterraneo Cronaca).
Le morti e le sparizioni sulla rotta più letale del mondo non si fermano. Dall’inizio del 2021, già almeno 19 persone sono morte nel Mediterraneo centrale secondo il Progetto Missing Migrants dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), mentre 340 persone sono sbarcate autonomamente sulla costa italiana, come riferito dal Ministero dell’Interno.
Udienza preliminare per il caso della Open Arms
Matteo Salvini ha partecipato ad un’udienza preliminare davanti a un giudice di Palermo il 9 gennaio 2021. L’ex ministro dell’Interno è stato accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver negato lo sbarco della nave Open Arms con a bordo 147 sopravvissuti in un porto italiano nell’agosto 2019. La nave di Open Arms rimase 20 giorni ferma davanti a Lampedusa. Furono poi i magistrati di Agrigento, in seguito a un’ispezione a bordo, a ordinare lo sbarco d’urgenza dei naufraghi stremati dal caldo e dalla traversata in mare. Sette delle persone soccorse che si trovavano a bordo si sono costituite parte civile al processo, che è stato rinviato al 20 marzo. Il Giudice dell’Udienza preliminare (GUP) ha ammesso tutte le istanze di costituzione di parte civile presentate.
Con l’inizio dell’anno, l’UNHCR ha invitato il Portogallo e la Slovenia a “sfruttare le loro presidenze dell’Unione europea (UE) del 2021 e i negoziati sul Patto UE sulla migrazione e l’asilo e di mostrare leadership per proteggere meglio i rifugiati in Europa e oltre”. Per quanto riguarda le operazioni di ricerca e di soccorso (SAR), UNHCR, nelle sue raccomandazioni alla Presidenza dell’UE per il 2021 “ha accolto con favore l’importante impegno [preso nel Patto Ue] di migliorare la ricerca e il salvataggio e garantire uno sbarco prevedibile, che l’UNHCR spera di vedere rapidamente adottato” (comunicato stampa dell’UNHCR).
Quasi 1000 persone sono morte nel Mediterraneo centrale nel 2020
Si sa che circa 36.400 persone hanno attraversato il Mediterraneo centrale dal Nord Africa all’Europa nel 2020, secondo il New Humanitarian. L’organizzazione indipendente senza scopo di lucro fondata dalle Nazioni Unite ha recentemente pubblicato una indagine sulla tragedia che si verifica da anni sulla rotta migratoria marittima più letale del mondo, in particolare tra il 2013 e il 2020.
La rete di monitoraggio Alarm Phone ha recentemente pubblicato un rapporto che analizza la situazione nel Mediterraneo centrale negli ultimi sei mesi, da luglio a dicembre 2020. L’organizzazione civile stima che 27.435 persone hanno cercato di lasciare la Libia nel 2020. Tra queste, quasi 3.700 persone sono state soccorse da navi ONG in Italia e 2.281 persone sono arrivate a Malta secondo Alarm Phone. Invece l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha riferito che 11.891 persone sono state intercettate dalle Guardie Costiere libiche e forzatamente respinte in Libia nel 2020.
Il Progetto Missing Migrants dell’OIM ha recentemente aggiornato il numero di morti e dispersi per l’anno 2020, confermato a 977 sulla rotta del Mediterraneo centrale. Queste cifre rimangono una stima minima, senza contare tutti coloro che sono scomparsi durante naufragi invisibili.
Vista la drammatica situazione umanitaria, SOSMEDITERRANEE è felice di aver potuto riprendere le operazioni di soccorso, pur ribadendo l’assoluta necessità che gli Stati europei reintroducano un sistema di coordinamento delle operazioni di soccorso efficace e a guida degli Stati. In questi giorni, mentre la Ocean Viking si dirige verso il Mediterraneo centrale, i team di SOS MEDITERRANEE stanno svolgendo tutti gli addestramenti e le esercitazioni necessarie per eseguire le operazioni di ricerca e soccorso in modo sicuro e professionale.
Il nostro “Sguardo” resta sul Mediterraneo. Per garantire testimonianza di quel che avviene nel Mediterraneo Centrale e per onorare i morti e i dispersi. Continuiamo a osservare e a raccontare.