La seguente pubblicazione di SOS MEDITERRANEE intende far luce sugli eventi che si sono verificati nel Mediterraneo centrale nelle ultime due settimane. «Sguardo sul Mediterraneo» non è inteso come un aggiornamento esaustivo, ma si propone di trattare le questioni relative alla ricerca e soccorso che si verificano nell’area in cui operiamo dal 2016, sulla base di rapporti di diverse ONG, organizzazioni internazionali e articoli dalla stampa internazionale.
La flotta civile delle Ong di soccorso continua a mobilitarsi nonostante i fermi amministrativi
Un paio di buone notizie dal mondo della ricerca e soccorso in mare, nonostante sei navi di ONG siano ancora bloccate e rese non operative nel Mediterraneo centrale. A seguito di una nuova ispezione condotta dalla Guardia costiera italiana, è stato garantito un “single voyage” per consentire alla nostra nave, la Ocean Viking, di navigare verso il porto di riparazione più vicino disponibile, ad Augusta. Alcune delle modifiche alla nave, rese necessarie da una nuova interpretazione dei regolamenti applicabili da parte delle autorità italiane, possono essere apportate solo in un cantiere navale (come la saldatura dei supporti per l’installazione di nuove zattere di salvataggio).
Dopo 14 giorni di quarantena, invece, la Open Arms della ONG Proactiva-Open Arms ha potuto lasciare il porto di Trapani per fare scalo nel porto di Barcellona. L’organizzazione spagnola intende tornare nel Mediterraneo centrale per una prossima missione salvavita il prima possibile. Anche un’altra nave di soccorso civile, l’Aita Mari della ONG spagnola Salvamento Maritimo Humaniario (SMH), dovrebbe raggiungere il Mediterraneo centrale tra poche settimane dopo gli scali in Portogallo e a Malaga, in Spagna.
Intanto, le organizzazioni di soccorso Sea-Eye e MOAS (Migrant Offshore Aid Stations) hanno annunciato un partenariato operativo sulla Sea Eye 4, una nuova nave che Sea-Eye è stata in grado di acquisire con il supporto della coalizione della società civile United4Rescue. Sea-Eye e MOAS stanno progettando di avviare missioni congiunte nel febbraio 2021. MOAS è stata la prima organizzazione di soccorso civile ad operare nel Mediterraneo centrale nel 2014 e supporterà Sea-Eye con staff specializzato in soccorso, formazione, competenze strategiche e raccolta fondi.
Sempre in questi ultimi giorni, Sea Watch ha annunciato la ripresa delle operazioni aeree di sorveglianza civile con la Moonbird, mentre sono cadute le accuse contro due membri dell’equipaggio della Mare Jonio della ONG Mediterranea Saving Humans, che erano sotto inchiesta per “favoreggiamento dell’immigrazione illegale” e “mancato rispetto di un ordine dato da una nave militare” nel marzo 2019.
Meno partenze in inverno, ma i pericoli aumentano. Sul Mediterraneo, lo stallo politico continua
Nella settimana dal 24 al 30 novembre, i corpi di 14 persone si sono arenati sulle coste libiche, secondo l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM). La data del naufragio che ha causato la perdita di queste 14 vite è sconosciuta.
Nonostante le cattive condizioni atmosferiche, le partenze infatti non si sono fermate nelle ultime due settimane; anche se non sono stati segnalati naufragi, rimane alta possibilità di “naufragi invisibili” senza testimoni.
Invece, gli arrivi a Lampedusa sono proseguiti, seppur con numeri in calo rispetto a quelli riscontrati all’inizio di quest’anno. Nel weekend tra il 5 e il 6 Dicembre, 254 persone sono approdate sulle coste italiane.
L’Italia, Malta, la Spagna e la Grecia hanno inviato agli altri Stati membri dell’Unione Europea delle osservazioni sulla proposta di Patto sulla migrazione e l’asilo, criticando il fatto che sia “troppo dettagliato e rigido in termini di responsabilità dei paesi di prima entrata”, mentre “il meccanismo di solidarietà rimane complesso e vago”. I firmatari della proposta alternativa al Patto – il cosiddetto “Non-paper” – chiedono infatti, da anni, quote obbligatorie per il ricollocamento di persone che potrebbero beneficiare dello status di rifugiato tra gli Stati membri dell’UE.
Coinvolgimento di Frontex nei respingimenti illegali nel Mar Egeo
Il rapporto che descrive in dettaglio il coinvolgimento dell’Agenzia europea per il controllo delle frontiere, Frontex, nei respingimenti illegali nel Mar Egeo continua a fare notizia. Il capo di Frontex, Fabrice Leggeri, è stato interrogato in seno alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE) del Parlamento europeo sul coinvolgimento dell’Agenzia europea per le frontiere in respingimenti illegali.
Un “gruppo di lavoro sui diritti fondamentali e sugli aspetti giuridici e operativi delle operazioni” sarà istituito dal consiglio di amministrazione di Frontex per esaminare le accuse di coinvolgimento dell’agenzia in respingimenti illegali nel Mar Egeo. Alcuni membri del Parlamento europeo stanno chiedendo un’indagine parlamentare formale su tali accuse.
La nostra nave ambulanza, la Ocean Viking, è bloccata in Sicilia da quasi cinque mesi, a seguito di un’ispezione effettuata dalla Guardia Costiera Italiana. Negli ultimi mesi ci è stato impedito di soccorrere persone in difficoltà in mare e il team di SOS MEDITERRANEE sta facendo di tutto per riprendere la sua missione salvavita il prima possibile. La gente continua a fuggire via mare, anche d’inverno, su imbarcazioni non adatte alla navigazione e sovraffollate, rischiando la vita per cercare sicurezza. L’elenco dei naufragi si allunga nel Mediterraneo centrale con il passare dei giorni e dei mesi. Sono urgentemente necessari mezzi di soccorso per evitare ulteriori perdite di vite umane.
Il nostro “Sguardo” resta sul Mediterraneo. Per garantire testimonianza di quel che avviene nel Mediterraneo Centrale e per onorare i morti e i dispersi. Continuiamo a osservare e a raccontare.