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Aggiornato il 7 giugno, ore 09:00
Sabato sera, le 425 persone salvate nella zona di ricerca e soccorso maltese e trattenute su imbarcazioni turistiche noleggiate dal governo maltese, al di fuori delle acque territoriali , sono state infine autorizzate a sbarcare a Malta. La scorsa settimana a Lampedusa, sono proseguiti diversi piccoli sbarchi autonomi partiti dalla Libia e dalla Tunisia. Centinaia di sopravvissuti sono stati intercettati in mare e sono stati riportati in Libia. La nave di soccorso civile Sea-Watch 3 ha lasciato Messina sabato per una nuova missione di soccorso nel Mediterraneo centrale.
Situazione nel Mediterraneo centrale
425 persone trattenute al largo su quattro imbarcazioni turistiche, alcune da più di un mese, sono state finalmente autorizzate a sbarcare a Malta sabato notte. Media e fonti governative hanno segnalato una protesta a bordo di una delle barche (Malta today).
Mercoledì, la Commissione europea aveva chiesto un’azione immediata per lo sbarco dei migranti detenuti sulle navi al largo delle coste maltesi. Giovedì, la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatović aveva rilasciato una dichiarazione in cui esortava Malta a concedere agli organismi e alle agenzie di controllo l’accesso alle navi al largo delle sue coste e chiedeva una soluzione alla situazione.
Più di 200 persone sono attualmente a bordo della Moby Zaza, il traghetto noleggiato dalle autorità italiane per la quarantena dei sopravvissuti, dopo che 77 persone, salvate dalla Guardia Costiera Italiana e dalla Guardia della Finanzia, erano state trasferite da Lampedusa martedì scorso (La Stampa).
Venerdì sera, è stato incendiato il “cimitero delle barche dei migranti” di Lampedusa, simbolo dell’accoglienza e della commemorazione delle vittime dei naufragi del 3 e 11 ottobre 2013. La Procura di Agrigento ha aperto un’indagine per incendio doloso (Ansa, the Guardian, La Stampa). Il 3 giugno, la “Porta di Europa”, un monumento realizzato da Mimmo Paladino che simboleggia l’accoglienza dell’isola delle Pelagie è stata «impacchettata» e sigillata da ignoti (Agi).
Vari sbarchi piccoli e autonomi si sono verificati questa settimana a Lammpedusa. Gli ultimi giovedì, due barche hanno raggiunto l’isola, una con 50 persone a bordo è arrivata autonomamente, l’altra con 58 persone è stata soccorsa dalla guardia costiera italiana, come riferisce Mediterraneo Cronaca. Mercoledì,14 persone partite dalla Tunisia sono sbarcate in modo autonomo a Lampedusa (Mediterraneo cronaca).
Martedì, 77 persone partite da Zuwara in Libia con una barca di legno sono approdate a Lampedusa (Mediterraneo cronaca). Lo stesso giorno, dopo che 5 persone partite dalla Tunisia erano sbarcate da un gommoncino rubber raft, 54 persone salpate dalla Tunisia sono state soccorse dalla guardia costiera italiana in acque territoriali italiane, vicino all’isola di Lampedusa. Tra lunedì e martedì, sull’isola si sono succeduti quattro piccoli sbarchi di 9, 8, 6 persone, come riferito da Angela Caponnetto.
La nave di soccorso civile Sea-Watch, è salpata questo sabato da Messina verso la zona di ricerca e soccorso del Mediterraneo centrale. Mediterranea Saving Humans ha anche annunciato il suo ritorno in mare con la nave Mare Jonio nelle prossime settimane. Le due navi Alan Kurdi e Aita Mari di Sea-Eye Ngo e Salvamento Maritimo, sono ancora sotto fermo amministrativo a Palermo.
Due settimane fa, le autorità maltesi e libiche hanno firmato un memorandum d’intesa che stabilisce “centri di coordinamento delle migrazioni” a Tripoli e a La Valletta (Malta today). Il testo integrale dell’accordo è stato pubblicato da The Independent.
L’OIM Libia ha riferito giovedì che 194 persone, tra cui donne e bambini, sono state intercettate e riportate in Libia dalla guardia costiera. Circa 4.000 migranti sono stati ritornati in Libia quest’anno dalla guardia costiera, come dichiarato da Federico Soda, Capo dell’OIM Libia.
La guerra in Libia
L’OIM ha riferito il 6 giugno, che «nei giorni scorsi, oltre 16.000 libici sono stati sfollati a seguito di intensificate ostilità a sud di Tripoli. Mentre il conflitto continua, persistono ostacoli e sfide per gli aiuti umanitari».
In un briefing al Consiglio di Sicurezza il 19 maggio scorso, la Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) ha riferito che «da gennaio, più di 3.200 rifugiati e richiedenti asilo sono stati intercettati in mare e ritornati in Libia, spesso in condizioni di detenzione disumane, mentre altri sono scomparsi del tutto».
Secondo la giornalista Sara Creta, giovedì 4 giugno circa 70 persone hanno cercato di fuggire da un centro di detenzione a Zawiya, in Libia. Due uomini sarebbero stati uccisi e trasferiti in ospedale.