Fermi, bloccati, tutti a casa. Per combattere l’epidemia di COVID-19 è fondamentale restare a casa. L’Italia intera in quarantena…siamo tutti sulla stessa barca! Non per questo bisogna lasciarsi sopraffare. Abbiamo deciso di mettere a frutto questa pausa forzata per approfondire dei temi che sono a noi cari: fa bene al cuore, fa bene alla mente. D’altronde, parte fondamentale della nostra missione è testimoniare. Durante questo periodo strano lo faremo anche proponendovi delle storie, dei contenuti, che ci piacciono molto e che raccontano il soccorso in mare e la migrazione secondo un punto di vista diverso. Seat back and enjoy…
Nel prossimo appuntamento di SalvaMenti Live, giovedì 30 aprile alle 18 sulla pagina Facebook di SOS MEDITERRANEE Italia, l’appuntamento social in diretta per conversare con alcuni degli autori e dei giornalisti che si sono occupati di salvataggio in mare e migrazioni, incontreremo proprio Francesca Mannocchi, giornalista freelance che da anni si occupa di migrazioni e conflitti.
EPISODIO 3
“Io Khaled vendo uomini e sono innocente”
di Francesca Mannocchi. Einaudi, 2019
Francesca Mannocchi è una giornalista freelance che si occupa di migrazioni e conflitti e collabora con numerose testate giornalistiche italiane e internazionali. Ha realizzato reportage in moltissimi Paesi tra cui la Libia, la Siria, l’Iraq, l’Afghanistan. Ha vinto il premio Giustolisi con l’inchiesta Missione Impossibile sul traffico dei migranti e sulle carceri libiche. Nel 2018 ha diretto con Alessio Romenzi “Isis Tomorrow. The lost souls of Mosul”, documentario sulle conseguenze della lunga guerra contro l’Isis in Iraq sui più vulnerabili: donne, bambini, anziani. Khaled è un giovane libico aspirante ingegnere che ha partecipato alla rivoluzione per deporre Gheddafi e adesso è un trafficante di esseri umani. Organizza le disperate traversate del Mediterraneo, gestisce lo spostamento di donne, bambini e uomini nei centri di detenzione libici dove subiscono torture, abusi e stupri. E fa tutto questo per guadagnare soldi. Parla in prima persona e il lettore è obbligato in una posizione “scomoda” perchè vede dentro la mente di chi incarna il male assoluto, investiga le ragioni del suo agire in un sistema fatalmente corrotto. Khaled col racconto dei suoi legami familiari, della sua lotta rivoluzionaria, della vigliaccheria dei libici pronti a vendere i più cari affetti in nome del capo supremo, ci guida attraverso tutte le questioni più scottanti: la Libia, il deserto, il Mediterraneo, i trafficanti. E i migranti, quelle migliaia di esseri umani che lo pagano, lo implorano e lo ringraziano purchè li aiuti a lasciare l’inferno libico dove sono solo “negri” e merce da vendere per tornare ad essere, una volta in Europa, finalmente persone. Un reportage giornalistico in forma di romanzo la cui lettura provoca un dolore quasi insopportabile per la sorte atroce di una moltitudine di persone: siamo ancora disposti a voltare lo sguardo altrove?
Recensione di Samanta Becuzzi