3 Dicembre 2016 – 143 persone a bordo di un gommone in difficoltà sono state tratte in salvo questa mattina al largo delle coste libiche a Ovest di Tripoli dalla nave Aquarius della organizzazione umanitaria italo-franco-tedesca SOS MEDITERRANEE, che opera in partenariato con MSF.
Drammatiche le testimonianze dei sopravvissuti, che rientreranno in Italia con la Phoenix (MOAS). La Aquarius rimane l’unica nave civile di ricerca e soccorso ad operare d’inverno senza interruzioni.
Si tratta di 138 uomini e 5 donne, una è in stato di gravidanza. Tra loro 47 minori, di cui 40 non accompagnati. Provengono per la maggior parte dall’Africa subsahariana.
Il gommone sul quale si trovavano è stato individuato alle 8.00 del mattino, a 10 miglia di distanza dalla posizione della Aquarius. Un mezzo aereo che sorvolava la zona aveva segnalato anche la presenza di due persone già in acqua, prive di giubbotti di salvataggio. Il gommone appariva già in condizioni precarie e la Aquarius ha attivato subito le procedure per gestire un afflusso massiccio di feriti.
Quando la Aquarius ha raggiunto la posizione, era già intervenuta la nave militare irlandese Samuel Beckett (EUNAVFORMED), iniziando la distribuzione dei giubbotti salvagente. I profughi a bordo del gommone avevano però già cominciato a gettarsi in acqua in preda al panico e la Aquarius è intervenuta mettendo in mare, oltre alle sue lance, anche i dispositivi salvagente galleggianti. Le due persone in acqua senza giubbotto sono riuscite a rimanere a galla aggrappandosi a due taniche di benzina e sono state tratte in salvo dal SAR team di SOS MEDITERRANEE.
“Siamo arrivati appena in tempo. Il pavimento in legno del gommone era già rotto e l’acqua stava entrando all’interno dell’imbarcazione. In queste condizioni, con due persone in acqua senza giubbotti di salvataggio e le altre in preda al panico, che si gettavano in mare a causa delle esalazioni di carburante e delle ustioni, poteva finire molto male. Alla fine siamo riusciti a tirare tutti fuori dall’acqua e il salvataggio è andato a buon fine. Siamo molto sollevati che non ci siano state vittime e felici che tutti ora siano al sicuro sulla Aquarius “, dice Nicola Stalla, vice Coordinatore del SAR team di SOS MEDITERRANEE.
Non risultano al momento casi gravi. Un uomo è arrivato coperto di sangue, potrebbe essersi ferito alla testa durante il salvataggio. Tutti erano in ipotermia quando sono arrivati a bordo e hanno dovuto subito fare una doccia, obbligatoria per scongiurare il pericolo di gravi ustioni provocate dalla miscela di acqua salata e carburante. Alcuni di loro erano in stato di shock.
I 143 profughi sono stati successivamente trasferiti sulla nave Phoenix (MOAS), di rientro in Italia per concludere la sua missione per la stagione invernale, per consentire alla Aquarius di rimanere in zona SAR. La Aquarius è infatti l’unica nave civile di ricerca e soccorso a operare per tutto l’inverno nel Mediterraneo senza interruzioni.
Le prime testimonianze dei sopravvissuti, raccolte a bordo spiegano perché la possibilità di trovare la morte in mare e la maggiore pericolosità di una traversata durante l’inverno non dissuadano i profughi dal cercare di fuggire dalla Libia.
Roberto, dal Camerun, e Junior (i nomi sono di fantasia) raccontano che entrambi hanno tentato una prima traversata finita in tragedia lo scorso 3 ottobre: la loro imbarcazione si è rotta e non è riuscita a raggiungere le acque internazionali. Riferiscono di una dozzina di persone annegate in quel giorno. I sopravvissuti sarebbero stati poi riportati in Libia da una “barca araba” che ha preso il loro motore e li ha lasciati sulla spiaggia di nuovo nelle mani dei trafficanti. Raccontano di essere stati poi rinchiusi in “carcere” fino a ieri, quando sono stati spinti di nuovo in mare.
“Ho perso le mie due sorelle nel naufragio di ottobre”, afferma Roberto, “Io non ho più paura, sono diventato più forte. In Libia ci trattano come schiavi, non avevo altra scelta che tentare di nuovo di andare in mare “.
“Ci sono molti neri imprigionati in Libia. Quando i libici vedono neri vedono una merce. Molte delle persone di colore vorrebbe tornare a casa, nel loro Paese, ma non possono perché sono tenuti in carcere, rapiti, picchiati e tenuti in ostaggio” dice Junior.
Foto e Video: Laurin Schmid/SOSMEDITERRANEE.
SOS MEDITERRANEE opera sulla nave di salvataggio AQUARIUS, un’imbarcazione di 77 metri, in collaborazione con MSF Olanda. L’AQUARIUS ha un equipaggio internazionale: lo staff nautico, una squadra di ricerca e salvataggio (SAR) e personale medico con esperienza. La nave può ospitare sino a 500 persone.
Da quando la missione SOS MEDITERRANEE ha preso il via, a fine febbraio, sono più di 8000 le persone salvate e soccorse a bordo della nave AQUARIUS.
Le operazioni di SOS MEDITERRANEE nel Mediterraneo Centrale, finanziate unicamente dalla società civile, sono assicurate fino alla fine del 2016. Ma il costo delle attività di ricerca e soccorso in mare è elevato: 11.000 euro al giorno. Per questo, per continuare a salvare vite in mare, SOS MEDITERRANEE ha bisogno di un sostegno finanziario.
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Contatto : Barbara Amodeo b.amodeo@sosmediterranee.org